La società consumistica nella quale viviamo, noi in Italia, ma in verità in tutta la realtà contemporanea, è una società che si basa su degli standard di bellezza stabiliti dalle aziende stesse, alle quali ci atteniamo e ci conformiamo, delle quali ci convinciamo e delle quali ci facciamo carico.
Pian piano, con i continui bombardamenti che riceviamo da parte dei cartelloni pubblicitari, delle pubblicità televisive, di quelle online e delle vetrine dei negozi, è ovvio e naturale che si arrivi a normalizzare un determinato tipo di pensiero per il quale riteniamo un certo standard di immagine estetica, che ci torna proprio da questi messaggi lanciati dalle aziende, quella a cui ambire e quella alla quale avvicinarsi. E, di conseguenza, ci focalizziamo su quali aspetti estetici di noi stessi provare a migliorare e su quali altri puntare.
Per questo motivo torniamo dalle aziende stesse che ci hanno installato passivamente questi pensieri per acquisire dei prodotti per risolvere i nostri problemi.
L’azienda ci ha fatto capire che la pelle liscia è quella migliore? E allora ci rivolgiamo a essa per riuscire ad averla, acquistando tutti i prodotti della sua linea per cellulite e tutti quelli per l’eliminazione dei peli.
Questo meccanismo è applicabile a ogni dettaglio dell’aspetto estetico, per il quale ci è chiesto di lavorare e lavorare per arrivare a ottenere dei risultati spesso umanamente impossibili. Come si può ottenere la stessa grana della pelle che vediamo in una foto post prodotta e photoshoppata? Non si sa, però intanto si compra la crema alla bava di lumaca e il roller all’ultimo grido.
La Body Positive
Tendere a ottenere determinati risultati, non solo esaspera coloro i quali ci provano con grande sforzo psichico, fisico ed economico, ma tende, pian piano, a escludere dall’occhio di bue tutti coloro i quali si distaccano ampiamente dall’immagine di bellezza normalizzata che rientra nei canoni accettati dalla società.
E pian piano, con il passar degli anni e l’acquisizione di una maggiore comprensione del funzionamento del marketing e della mente umana, questi meccanismi sono stati un po’ smascherati.
Ma disinnescarne i funzionamenti nelle menti umane, che ormai si sono fatte a loro volta portatrici di determinati dettami, non è assolutamente semplice. Si tratta di disimparare e di disinsegnare certi meccanismi e di lavorare nuovamente sull’educazione delle persone e soprattutto sull’accettazione, degli altri, ma di se stessi in primis.
Certe categorie marginalizzate proprio secondo questi dettami consumistici, però, hanno compreso cosa c’è dietro l’immagine della “donna perfetta” e si sono poste come attiviste, cercando di farsi portatrici di determinate verità e di diffonderle a un pubblico in crescita.
Le suddette hanno compreso che non c’è nulla da nascondere e di cui vergognarsi in un corpo che non rientra in una determinata taglia, che non presenta la pelle di un certo colore, liscia in un tal modo e compatta come la si vede nelle foto ritoccate, che non corrisponde all’ideale patriarcale incredibilmente diffuso e che sia abile come si è soliti ritenere.
E perciò, delle attiviste nere grasse (riappropriarsi dei giusti termini, eliminando l’accezione negativa che gli stessi hanno, è uno dei lavori delle attiviste stesse) hanno coniato la dicitura Body Positive a partire dal 2010 e hanno iniziato a esporsi in prima persona, mostrando il proprio corpo che per l’appunto si distacca dall’immagine patinata delle riviste.
Il messaggio che la Body Positive vuole lanciare è che l’inclusione è necessaria. Non escludere nessun corpo dai discorsi è ciò che serve per scardinare determinati dettami, che non escludere delle taglie dai negozi fa sì che tutte possano indossare ciò che vogliono e che non debbano ricorrere a due negozi e tre siti online con una scelta limitata e due sacchi neri da indossare. La Body Positive vuole affermare che non c’è nulla che non vada nella pancia in spiaggia, che non è un problema uscire con la ricrescita e che se si ha voglia di indossare una gonna senza che le gambe possedute siano due stecchi, non succede nulla.
E lo fa esponendosi. Le attiviste Body Positive espongono se stesse non perché vogliono farlo, o non solo perché vogliono farlo. Le attiviste Body Positive mostrano il loro corpo per normalizzarlo, così come è normalizzato quello magro, bianco, sodo, abile e depilato. Pian piano, dando alle persone il modo di trovarsi di fronte a corpi diversi, questi corpi verranno normalizzati e sarà sempre più semplice, o almeno lo si auspica, includerle in ogni ambito della società.
E, al contempo, rendendo loro protagoniste della scena, anche delle persone più deboli e insicure si vedranno rappresentate. E molti problemi, soprattutto giovanili, tra disturbi dell’alimentazione, depressioni e varie problematiche legate alla salute mentale, possono essere smantellati brandello dopo brandello.