La moda post Covid-19 è nelle mani dei giovani
Il mondo della moda si è reso immediatamente parte attiva della lotta al Coronavirus con una serie di iniziative solidali che hanno coinvolto tutto il pianeta e diversi brand di fama internazionale.
Dalla riconversione delle fabbriche che hanno cominciato a sfornare materiale sanitario a ritmi ossessivi ai grandi nomi del fashion che hanno personalmente disegnato e regalato tantissime mascherine protettive, il nostro pianeta è diventato un sinergico e compatto baluardo del supporto e dell’aiuto vicendevole. Vero è, però, che il lockdown ha indebolito tantissimo il nostro tessuto economico e che anche il settore della moda sta vivendo un momento difficile da cui non si sa come, nel prossimo futuro, si rialzerà.
Cosa dobbiamo aspettarci, quindi, dal post Covid-19?
Il futuro è nelle mani dei giovani
Secondo gli esperti e gli addetti ai lavori, il futuro della moda è “giovane”: Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, che ha già firmato un protocollo per la definizione delle modalità per la ripresa dell’attività produttiva, “la moda è la seconda industria manifatturiera del Paese, ha lo stesso valore che per la Germania è rappresentato dal settore automobilistico“, mentre Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha detto che “la moda è l’industria più strategica che abbiamo dopo il turismo“.
In effetti, il Made in Italy è apprezzato e ricercato in tutto il mondo e la nostra produzione tessile relativa ad abbigliamento e accessori è prima in Europa e unica al mondo – in merito a standard qualitativi – per il coinvolgimento di piccole, medie e grandi imprese. Lo stop forzato del 2020, però, si stima che potrà fare danni addirittura di 40miliardi, poiché non è solo la filiera ad essersi interrotta, ma anche gli scambi commerciali verso l’estero.
Insomma, anche in questo campo si parla già di crisi, e a ragion veduta.
Oltretutto, a vacillare sono centinaia di migliaia di posti di lavoro correlati alla produzione moda ma anche a tutto ciò che le orbita intorno (basti pensare a fotografi, modelle, showroom, boutique etc). Una parte di questa emergenza sta trovando una soluzione attraverso l’e-commerce e lo smart working, ma viene spontaneo chiedersi cosa succederà nel mondo una volta che il Covid-19 sarà sconfitto: chi “salverà” la moda?
Oltre camici, guanti, mascherine, chi ci sarà a proporre nuove frontiere dell’outfit, quando tutto questo trambusto sarà finito?
Le previsioni parlano chiaro: la stagione autunno-inverno 2020-2021 è andata quasi del tutto in fumo e, al di là di “rallentamenti intelligenti” – come ha detto Armani -, del revenge spending per farsi passare qualche sfizio durante la quarantena e della revisione dei modelli di business che, alla luce di quanto sta accadendo, si rende decisamente necessaria, c’è anche chi osa un parere controcorrente e provocatorio: nulla tornerà più come prima e, probabilmente, sarà anche meglio; considerando il Coronavirus come un maestro severo, si può imparare da questo momento e riallineare le proprie politiche commerciali (e consumistiche) verso nuovi modelli più sostenibili.
Secondo Giacomo Santucci, neopresidente di Camera Buyer Italia (associazione italiana nata per raggruppare e tutelare i più importanti luxury store multibrand nostrani) le nuove parole chiave saranno “durata” e “qualità” e molto si fonderà su una ricerca di valori che lascino meglio identificare il pubblico; valori che, dopo questa emergenza, potrebbero essere cambiati, strizzando maggiormente l’occhio all’etica.
E, poiché si parla già di social selling e di nuove forme di coinvolgimento dei potenziali clienti, appare evidente che una grande fetta di questo – speriamo – prossimo futuro cadrà nelle mani dei giovani e dei nuovi talenti che già scalpitano per proporre al mondo le proprie idee.